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Italia 1920 Le belle époque - terzo capitolo - . 2
di gilso
12.04.2022 |
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"Incappucciata ed irriconoscibile la contessa entrò nella cella con in mano una frusta di nerbo e senza dire una parola iniziò a colpirli sulla schiena , sui..."
Fu solo questione di tempo .La contessa Pisani diede il via alle operazioni mettendo al corrente i due fratelli suoi servitori sul luogo e sull'ora in cui avrebbero agito informandoli che la coppia predestinata che abitava nelle vicinanze di Firenze sistematicamente tutte le mattine alla stessa ora si recava alla messa delle sette nella chiesa del proprio paese , diede loro delle fotografie ritraenti la cugina del marito e del suo consorte poi augurò loro buona fortuna .
Prima del rapimento ci furono diversi sopraluoghi nei pressi della chiesa indicata dalla contessa , poi quando pensarono di essere pronti agirono .
Scesero dalla carrozza guidata da Filippo il maggiordomo e indossando tuniche da frati con tanto di cappuccio sulla testa attesero i due coniugi all'uscita della chiesa a quell'ora poco frequentata .
Li attesero e quando arrivarono dopo la messa li fermarono dicendo loro che il loro cocchiere si era sentito male ed ora giaceva sulla carrozza svenuto .
Si , era veramente svenuto il loro cocchiere ma per un colpo in testa dato da Marco in precedenza .
Allarmati i due si diressero verso la loro carrozza preoccupati di quanto successo , salirono all'interno della carrozza per accertarsi delle condizioni del loro cocchiere poi salì anche Marco dietro di loro che li colpì con una piccola sbarra di ferro sulla testa tramortendoli .
Francesco andò a cassetta a prendere le redini , Marco all'interno della carrozza incappucciò e legò mani e piedi ai tre malcapitati poi se ne andarono mentre Filippo con la carrozza della contessa li seguiva a ruota verso casa , tutto andò per il verso giusto senza intoppi : nessuno aveva visto .
Dopo un viaggio di due ore si apri ai malcapitati il portone della villa della contessa .
Ancora svenuti vennero portati nei sotterranei e messi ogni uno in una cella , furono slegati e lasciati a se stessi .
La carrozza della coppia fu fatta a pezzi e bruciata assieme al carbone che alimentava il riscaldamento della villa , i cavalli furono dati da macellare ad un loro conoscente che certo non avrebbe fatto domande sulla provenienza .
Per tutti i tre erano scomparsi , nessuno dei loro conoscenti si seppe spiegare la loro scomparsa dopo la messa , ci furono delle indagini ma non portarono a niente .
Dopo una decina di giorni dal sequestro , quando i prigionieri si furono ripresi dalla botta in testa ma ancora deboli causa il loro mantenimento a pane e acqua in quelle fredde celle , luogo dove per ogni secondo che passava si chiedevano quale fosse stata la loro sorte , ci furono novità , venne acceso il camino nei sotterranei .
La contessa radunò i due fratelli Marco e Francesco ed il fidato Filippo poi disse loro che era arrivato in momento di fare visita ai prigionieri .
Date loro una ripulita che dieci giorni di paiolo li avranno ridotti lerci e puzzolenti ! ordinò loro la contessa con tono autoritario .
Quel pomeriggio i tre Uomini incappucciati come dei boia eseguirono gli ordini della loro padrona facendo scaldare dell'acqua sul fuoco del camino per poi versarla in una tinozza dove uno alla volta i due coniugi furono fatti entrare con le mani legate dietro alla schiena .
Quando furono nella tinozza Marco slegò le mani alla Donna e dandole un pezzo di sapone in mano disse : lavati e lava tuo marito se non vuoi i nostri cazzi nel culo .
Iniziò a nevicare quella sera di fine Novembre e la servitù si era ritirata da tempo , nessuno avrebbe visto o sentito .
Quella sera scesero tutti e quattro mascherati ed oltrepassarono quel portoncino che divideva i sotterranei , la contessa col suo vestito nero lungo fino ai polpacci e la pelliccia sulle spalle si mise seduta dietro al suo tavolo di comando poi ordinò di prendere la prigioniera di denudarla e di prepararla sullo spiedo .
La povera Rosaria cugina del marito della contessa tremante dal freddo e dalla paura capì che quello che stava per accadere sarebbe stata per lei forse la fine , in quei giorni trascorsi in quella cella aveva avuto tutto il tempo per pensare , di chiedersi il perchè di tutto quello che le stava capitando senza darsi una risposta .
Nuda e trascinata a forza la Donna fu legata ed imbavagliata su di un grande girarrosto a poca distanza dal camino in piena funzione e fatta girare lentamente tramite una ruota in modo che il calore del fuoco acuto e costante la facesse dopo svariati giri su se stessa urlare di dolore dietro a quella stoffa che le copriva la bocca .
La contessa a quel punto volle tastare con mano le mammelle della Donna legata come un salame su quello spiedo che la faceva cuocere a fuoco lento , le si avvicinò soppesando ad ogni loro caduta verso il basso le mammelle che si erano arrossate e costatando con la mano l'efficacia di quel fuoco ritornò a sedere .
La fecero girare su quel girarrosto fino a che tormentata dal dolore Rosaria non svenne poi la slegarono e col corpo che scottava al tatto la riportarono nella propria cella depositandola sul quella specie di giaciglio fatto di assi di legno .
Prendete quell'insignificante Uomo e legatelo alla ruota , disse la contessa ai suoi aiutanti soddisfatta dallo spettacolo precedente .
Filippo aprì la cella del predestinato poi lasciò il passo ai due fratelli che afferrando Ubaldo marito della sventurata abbrustolita per le braccia lo costrinsero a forza di fronte alla grande ruota fatta di legno dove ad ogni raggio corrispondeva un anello di ferro , fu imbavagliato e legato a braccia e gambe aperte alla ruota poi fatto girare in modo che restasse con la testa verso il basso e lo lasciarono così , con gli occhi sbarrati dal terrore in attesa di chissà quale supplizio .
La contessa si avvicinò a lui , alla sua faccia da Uomo insignificante , si alzò la lunga sottana ed aprì le gambe , scostò l'apertura sulla figa delle grandi mutande di pizzo bianco che indossava e tenendosi la figa aperta lo irrorò di piscio .
Gliela fece tutta in faccia inzuppando come un biscotto la stoffa che l'Uomo aveva sulle labbra , poi finita la pisciata si ricompose .
Ora tocca a voi ! disse la Pisani rivolgendosi ai suoi servitori .
I tre capirono all'istante il volere della loro padrona , si avvicinarono col cazzo alla faccia dell'Uomo bloccato alla ruota a testa in giù e gli pisciarono in faccia un litro di urina per poi scrollandosi sulla sua faccia le ultime gocce .
Anch'egli si chiedeva il perchè di tutto quello che gli stava capitando , di tutte quelle umiliazioni , pensò a qualcuno che si stava vendicando di lui ma chi visto che di fregature ne aveva date a parecchi .
Col viso inzuppato di urina e coi capelli che gli colavano piscio venne fatto roteare fino a ritornare in posizione normale poi dietro ordine della contessa frustato e tagliuzzato in diverse parti del corpo con una piccola lama affilata e dopo questo trattamento irrorato di nuovo di piscio raccolto a terra tramite uno straccio e premuto sulla sua pelle piena di lividi e sangue in modo che il liquido colasse per tutto il corpo andando a solcare tutte le sue ferite aperte provocandogli sofferenze a non finire .
Tutto il suo corpo era in fiamme come se sulle ferite ci fosse stato del sale ,
mugolava dietro quella stoffa zuppa di urina dimenandosi col corpo nella speranza di liberarsi da quel tormento ma tutto fu inutile .
Ora basa così ! ordinò la contessa .
Lo lasceremo fino a domani sera a tormentarsi l'anima , ora saliamo sono stanca .
Se ne andarono .
La sera seguente scesero di nuovo per concludere la vendetta .
Voglio che in mezzo alla cella della Donna , in alto dove vi è la sbarra di ferro che funge da tirante alle arcate venga fatta scorrere questa corda .
Disse la contessa ai due fratelli porgendo loro una specie di bandella di cuoio .
Marco la prese e lanciandola in alto la fece passare a cavallo della sbarra di ferro in modo che le due estremità toccassero terra , poi attese .
Ora portate qui il marito ! .
Marco e Francesco lo liberarono dalla ruota e con le mani legate dietro alla schiena lo condussero nella cella della moglie .
Tenetelo fermo che voglio imprigionargli le palle .
Disse alzandosi dalla sedia dorata per poi prendere un'estremità di quella corda per farne un cappio .
Tenuto fermo dalle forti braccia dei due fratelli Uberto fu imprigionato alle palle dalla contessa che nella sua mente aveva già un disegno perverso riservato a quei due : quello di farli soffrire assieme .
Prendete la Donna ora ! .
Disse la contessa Pisani con disprezzo mentre con una mano teneva in tensione la corda attaccata alle palle dell'Uomo .
Presero quella Donna sofferente dalle vesciche che il calore del fuoco del camino le aveva provocato la sera prima le legarono le mani dietro alla schiena e la avvicinarono al marito .
Sadica come mai avrebbe pensato di essere ordinò di legargli le tette in modo da fare contrappeso con suo marito .
I due fratelli si diedero da fare , Francesco tenendola ferma e sollevata da terra , Marco a farle passare la corda sotto alle tette per poi facendo diversi giri la corda , in mezzo ed attorno alle tette a bloccargliele a quella bandella di cuoio .
Ora i due coniugi erano vicini che si potevano toccare e guardarsi negli occhi , leggersi negli occhi il tormento .
Dipendeva solo da loro il non soffrire , dipendeva dal loro fisico provato il quanto avrebbero resistito in quella posizione studiata dalla mente diabolica della contessa che con quel sistema faceva in modo che se uno dei due di sarebbe abbassato con le gambe avrebbe fatto da contrappeso all'altro provocandogli lo strozzamento delle parti imprigionate .
Li lasciarono a se stessi e se ne andarono non prima di aver promesso loro che se l'indomani fossero stati ancora in piedi avrebbero fatto entrare i loro cani affamati per l'occasione .
I due rabbrividirono .
La povera Rosaria provata più del marito con le vesciche che gli bruciavano ed un dolore lancinante alla base del seno tenuto stretto dalla corda a fatica stava in piedi , a volte cedeva sulle gambe , di poco , ma quello bastava a mettere in trazione la corda ed a tirare le palle del marito fino a farlo inarcare all'indietro in punta di piedi .
Erano appesi ad un filo come lo era la loro vita .
Passarono la notte nel tormento più assoluto provocandosi dolore a vicenda ma ce la fecero a resistere .
Era mattina quando la contessa sola si presentò di fronte a loro assicurandosi che la loro condizione fisica fosse quella desiderata , li voleva al limite .
Incappucciata ed irriconoscibile la contessa entrò nella cella con in mano una frusta di nerbo e senza dire una parola iniziò a colpirli sulla schiena , sui glutei , e li frustò a sangue con tutta la sua rabbia fino a che la Donna svenendo si lasciò andare di peso provocando al marito lamenti disumani , lamenti che durarono interminabili secondi prima che la contessa con un colpo secco di coltello recise quella fune liberandolo dalla tensione del peso della moglie che gli tirava le palle .
Era giunto il momento di terminare quella sua prima esperienza vendicativa nei confronti di chi in passato le aveva fatto dei torti ed ora era soddisfatta .
Il cocchiere che per tutto il tempo era restato nella sua cella con un cappuccio sulla testa convinto che anche per lui ci fossero state delle sevizie non fu sfiorato neanche con un dito , a parte la botta iniziale sul capo , la contessa non ce la aveva con lui .
Questa notte libererete i tre prigionieri nei pressi della loro chiesa tanto preferita , li incappuccerete ed abbandonerete a se stessi in un campo .
Fate molta attenzione nel momento del rilascio a non farvi vedere da nessuno mi raccomando .
Cosi volle sbarazzarsi dei tre prigionieri la contessa .
fine capitolo
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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